Voci del dissenso: l’impegno degli attivisti nella creazione di media autonomi, radicali ed indipendenti. In aggiunta, una sezione speciale: il più recente internazionalismo.
Interface è un giornale di recente pubblicazione, edito due volta all’anno da parte di attivisti ed accademici in varie parti del mondo, in risposta allo sviluppo ed alla visibilità crescente dei movimenti nel corso degli ultimi anni coerentemente con la mole di conoscenza che si è generata nel corso di questo processo.
Questo tipo di conoscenza è infatti prodotta in svariati contesti e con modalità differenti e viene a costituire una risorsa di incredibile utilità per lo sviluppo di futuri movimenti sociali. Interface risponde alla necessità di porsi come strumento di aiuto ai nostri movimenti così di imparare dai conflitti gli uni degli altri, sviluppando analisi e forme di conoscenza che ci permettano di apprendere da processi ed esperienze diversi messi in moto dai movimenti e tradurli infine in forme utili per l’azione di altri movimenti ancora.
Sono benvenuti i contributi sia di attivisti che di accademici che sviluppino argomenti di rilievo sia per la teoria che per la ricerca nel campo dei movimenti sociali. Uno dei nostri scopi infatti è produrre materiale che possa essere utilizzato in different modi da divesi movimenti, in termini di contenuto, di linguaggio, di finalità e di forma. Stiamo cercando di lavorare in differenti modi, tramite articoli convenzionali, con l’acquisizione di interviste, facilitanto la discussione, attraverso note sul campo, con appunti didattici, con documenti strategici e di analisi, con la recensione di libri e di articoli ed altro ancora.
Sia attivisti che accademici si occupano della revisione dei contributi di ricerca ed altro materiale viene pubblicato in sintonia con le finalità della rivista. In genere il processo editoriale è mirato ad assistere gli autori nel trovare canali espressivi per le loro conoscenze che possano superare le distanze geografiche, sociali e politiche.
Nel quarto numero della rivista, che verrà pubblicato a Novembre 2010, ci sarà spazio per articoli generali sui vari aspetti dei movimenti sociali ed una sezione tematica sarà dedicata a ‘Voci del dissenso: l’impegno degli attivisti nella creazione di media autonomi, radicali ed indipendenti’.
Nel corso degli ultimi anni, sono state numerose le pubblicazioni sia di attivisti che di accademici sui media alternativi, radicali ed autonomi. Tenendo a mente la grande varietà di siti ‘antagonisti’ nella produzione e nel consumo dei media, il presente numero di Interface intende affrontare in maniera critica le forme di conoscenza che si sono svilupapre sulle pratiche ‘della comunicazione’ nei movimenti sociali un po ovunque in giro per il mondo. Scopo principale nella nostra rivista è infatti contribuire allo sviluppo di forme di conoscenza ‘da-parte-di e per-i-movimenti-sociali’ ed incoraggiare il dialogo fra i partecipanti ai movimenti ed i ricercatori che si pongono all’esterno.
Siamo così interessati a contributi che sappiano superare la separazione fra saperi di movimento e saperi accademici nel momento in cui si occupano dei media nelle società contemporanee, sottolineando i cambiamenti sia teorici che pratici che lo sviluppo dei ‘media alternativi’ mettono in campo oggi giorno. In particolare, sono incoraggiati i contributi che sappiano esplorare alcune questioni cruciali e che possano a loro volta sviluppare ulteriori forme di attivismo nonchè letteratura scientifica al riguardo dei media autonomi, indipendenti e radicali.
Un punto crusiale, ad esempio, è relativo ai luoghi simbolici e materiali dell’arcipelago ‘mediatico’ all’interno del quale i media alternativi trovano spazio di sviluppo: quale può essere la natura delle interazioni fra una piattaforma digitale come Facebook ed i messaggi ‘mediatici’ che talvolta vengono fatti transitare tramite di esso? Sono domande come queste quelle alle quali ad oggi manca una risposta. La proliferazione di strumenti tecnologici economici e facili da utilizzare ha reso semplice per ognuno prendere parte ad una qualche manifestazione, documentarla ed accrescerne la visibilità. In tal senso potrebbe essere interessante esplorare come tali pratiche comuni impattino sull’idea e sul ruolo del ‘media attivismo’. Come conseguenza di una ampia diffìusione delle informazioni e delle tecnologie della comunicazione, diversi attivisti ma anche professionisti dei media nonchè un progressivo numero di accademici hanno posto attenzione all’utilizzo di questi nuovi strumenti all’interno dei movimenti sociali.
Tuttavia, i messaggi dei media indipendenti sono prodotti e diffusi attraverso una ampia varietà di tecnologie, dalla stampa ad internet fino ad alcune semplici e rudimentali stazioni televisive. Nel panorama della comunicazione indipendete sono presenti inoltre radio e giornali radicali, televisioni di strada e messaggi veicolati tramite stikers alternativi. Spesso si tratta di fenomeni che si intrecciano a vicenda a che producono a loro volta spazi ibridi di comunicazione ancora da esplorare. In breve, alcuni dei punti che vorremmo discutere in questo numero sono:
- Quali sono i luoghi e gli spazi nell’arcipelago mediatico dove i media alternativi trovano ad oggi spazio di sviluppo?
- Ha ancora senso parlare di ‘media-attivisti’ in un contesto tecnologicamente saturo? Chi sono oggi i ‘media-attivisti’ ed in particolare chi sono i professionisti dei media alternativi e come questi si connettono con differenti movimenti sociali?
- In quale modo i media tradizionali (radio, riviste/giornali, televisione e stampa) sono utilizzati ad oggi come mezzi di comunicazione ‘alternativi’? Ci sono esempi di convergenza fra i media a tale riguardo? Quali effetti sono riscontrabili sulle pratiche comunicative dei movimenti sociali ad oggi esistenti?
- Quali sono i principali cambiamenti, problemi e tematiche che i media antagonisti hanno sollevato o stanno ancora chiamando in causa nel contesto dei movimenti sociali?
- I media alternativi presentano una qualche forma di neutralità di genere? Oppure sono essi stessi rinchiusi nei discorso patriarcale che caratterizza i media meanstreaming?
- Nel lungo periodo, i criteri tecnici e la logica produttiva la avranno vinta sui processi di produzione alternativi e sui tentativi di trattare i media come ‘voce’ a disposizione per la gente durante i conflitti sociali?
È particolarmente incoraggiata la presentazione di articoli da un punto di vista ‘critico e pratico’ e che preveda la partecipazione a movimenti ‘mediatici’. In particoalre, sono benvenute ‘note sul campo’, ‘note didattiche’, interviste con attivisti e buone pratiche che possano facilitare il processo di apprendimento dalle esperienze degli uni e degli altri. La lista di suggestioni presentata poco sopra non è ovviamente esaustiva e va intesa come una serie di potenziali argomenti di interesse. Ulteriori prospettive sui movimenti sociali e l’utilizzo dei media sono più che benvenuti.
Per finire, il presente numero include una sezione speciale su ‘il nuovo internazional(ismo)i: network istituzionale o che cosa di diverso?’
Per diversi decenni la discussione su ‘internazionale’ ed ‘internazionalismo’ è stata limitata. A partire dalla conferenza internazionale delle genti sui cambiamenti climatici in Bolivia e con il lancio della Quinta Conferenza Intenazionale in Venezuela, entrambe nel mese di Aprile 2010, dovrebbe essere rimessa in campo una discussione sostanziale.
Mentre il primo evento prometteva una radicalizzazione del tradizionale format inter-statale delle Nazioni Unite e relativa conferenza, il secondo faceva esplicito riferimento ai quattro precedenti socialisti/laburisti a livello internazionale (confermato per altro nel caso venezuelano). In entrambi i casi le comparazioni sono state rese possibili dal Word Social Forum.
Fra le varie questioni che sono emerse:
- E’ ipotizzabile che uno stato ‘sponsorizzato’ dall’internazionalizzazione possa sfuggire alle logiche di dominio previste dai precedenti internazionalismi?
- Dato il supporto da parte di nuovi modelli statuali antimperialisti a loro volta ben voluti localmente, quale ‘attitudine’ dovrebbe essere presa in considerazione e quale ruolo dovrebbero giocare i movimenti sociali a livello internazionale?
- In quale modo, eventi di tale tipo si relazionano con l’internazionalismo socialista/laburista del passato, con il Word Social Forum e con il dichiaratamente vago ‘global solidarity and justice movement’ (movimento alterglobalista)?
- Tenuto conto della crescita di un capitalismo informatizzato e globale, non sono forse le istituzioni internazionali o gli eventi con base locale resi ‘relativi’ dai processi computerrizati e dai network internazionalisti?
- Dato il superamento di alcune singole tematiche (come lavoro/sindacato, pace, antiimperialismo) o singole ideologie internazionaliste (come comunismo, social-democrazia, anarco-sindacalismo), la varietà, la crescita o decrescita dei movimenti sociali internazionali non richiedono forse maggiore riconoscimento e conseguentemente maggiori forme di puralismo e flessibilità?
- Quale tipo di concettualizzazionie, teoria o teorie, riescono ad interpretare al meglio e a suggerire ipotesi al riguardo del ‘global solidarity movement’ in un tempo storico del capitalismo contemporaneo caratterizzato da una crescente ‘distrofia’?
Sono benvenuti i contributi da parte di attivisti e specialisti in materia indipendentemente da chi questi siano. Contributi da persone impegnate in esperienze di internazionalismo femminista, del lavoro, indigeno, ecologista ed ambientale, della comunicazione e culturale sono particolarmente apprezzati. Lavori e commenti da parte di chi è stato o ha partecipato ai già citati eventi nel corso del mese di Aprile ultimo scorso sull’internazional(ism)o sono auspicabili, come stimolo per la discussione on-line.
La scadenza per la presentazione delle proposte per questo numero (Volume 2 Numero 2 da pubblicarsi Novembre, 2010) è il giorno 01 Maggio 2010. Per ogni dettaglio su come presentare i materiali ad Interface, vi invitiamo a consultare le Linee Guida per gli Autori e a presentare i contributi all’editor regionale di riferimento.